Recording, live, streaming: 4 chiacchiere con Francesco Lupi

Si è da poco concluso il Fara Music Festival versione in sTREaming e in diretta web. La storica rassegna Jazz è stata realizzata a porte chiuse e lontano dal pubblico proprio per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19. 18 concerti con alcuni tra i nomi più rappresentativi del Jazz italiano come Danilo Rea, Roberto Gatto, Rita Marcotulli, Luca Aquino, Rosario Giuliani e Pietro Lussu, Dario Deidda e Fabio Zeppetella, Walter Ricci. Il grande successo di pubblico con oltre 230.000 contatti sulla fanpage Facebook del Festival e l’ottima qualità della produzione sono stati l’occasione per incontrare il sound engineer della manifestazione, il musicista e direttore d’orchestra Francesco Lupi.

 

 

Francesco, in poco meno di una settimana avete trasformato un evento live in una rassegna in streaming, lontano dal pubblico. Che esperienza è stata?

E’ stata un esperienza unica, nonostante le difficoltà, nel corso di questa “trasformazione”, ci siamo resi conto che si trattava di un’opportunità per realizzare qualcosa di speciale, qualcosa di unico, certo non potrà in nessun modo sostituirsi al concerto dal vivo ma sicuramente sarà, in futuro, una valida alternativa. La mancanza del pubblico si è fatta sentire, ma stranamente si avvertiva quella tensione che è la stessa che precede un live, le preoccupazioni erano le stesse e leggevo, nello sguardo dei musicisti, quell’emozione e quella tensione che spesso si avverte e si vede prima di salire su un palco. Ho scoperto anche un Enrico Moccia speaker eccellente, ero abituato a sentirlo parlare e presentare, è strano vederlo in questa nuova veste di conduttore, scherzando con musicisti e followers con molta naturalità. 
Realizzare un live rivolto ad un pubblico come quello del web che tipo di difficoltà ti ha fatto incontrare?

La difficoltà maggiore, era quella che il Live poteva essere ascoltato dal telefono all’impianto HiFi. La preoccupazione maggiore era proprio cercare quel giusto compromesso che avrebbe reso gradevole l’ascolto ovunque e con qualsiasi mezzo. La gestione tecnica dei due Live nella stessa giornata, uno alle 16 e l’altro alle 21, era comunque faticosa e piena di incognite, viste le esigenze diverse di ogni singolo gruppo o artista che si esibiva.
Che tipo di produzione hai realizzato in Studio, monitoring, microfonazione, disposizione dei musicisti in sala, parlacene nel dettaglio.
L’approccio che ho avuto è lo stesso che ho per registrare dischi, con l’unica attenzione di applicare microfonazioni diverse per gestire al meglio i rientri, visto che tutti suonavano nella stessa stanza. Per il pianoforte ho scelto due microfonazioni diverse, a seconda che si trattasse di un piano solo o di un piano trio. Per il piano solo ho optato per due bellissimi microfoni Ribera gli R12 appena fuori dal piano in AB, posti uno in prossimità della tastiera e l’altro sulla coda e all’interno una coppia di Schoeps in ORTF. In merito ai piano trio invece ho applicato un AB con due microfoni a diaframma stretto di solito Schoeps e un centrale di solito un Neumann U89. Il contrabasso con una linea DI e un Neumann KM187, le chitarre elettriche sull’ampli mettevo un SM57 ed un Neumann KM187 accoppiati, per le chitarre classiche ed acustiche un microfono stereo Neumann SM69, le batterie con due Overheads Shoeps, un Sm 57 sul rullante e  un D112 sulla cassa, sulla quale cassa ho anche adoperato un Subkick, quando serviva  dare più profonditi alla classica da 18”, ottima per il Jazz, ma non per quel jazz contaminato ed elettrico. Le voci le microfono con un Neumann KMS105. Il Monitoring è stato pochissimo ed essenziale, me la sono cavata con due spie Yamaha con cono da 12” e niente altro. I musicisti avevano libertà di scegliere la posizione per loro più ottimale, con qualche limite dovuto alle riprese e alla posizione del Pianoforte.
Sei soddisfatto del risultato ottenuto? A sentire gli streaming la qualità era davvero alta.
Estremamente soddisfatto!!! E’ stata per me un esperienza formativa importante e sento di essere cresciuto tanto dal primo all’ultimo live. Purtroppo era impossibile prevedere in anticipo a cosa sarei andato incontro. Dopo i primi live ho capito che avrei dovuto dare di più in termini di volume e cercare quel mix checker ideale. Non mi sono mai accontentato, ho sperimentato, letto e studiato, ma sopratutto mi sono confrontato con colleghi, cercando, in ogni concerto, di crescere sempre un po’. Mi sono assunto parecchi rischi, ma un pò di sana tensione ci vuole nel nostro lavoro. Devo ringraziare anche chi mi ha dato materialmente una mano nell’allestire e gestire i musicisti , Manlio Torroni e Andrea Pavin, a loro và il mio plauso.
Pensi che lo streaming a prescindere dalla fase pandemica che stiamo attraversando sia davvero un’alternativa al live?

Come già detto sono convinto che questo periodo ci abbia un pò “trasformato” e sono sicuro che questa modalità, amplierà, non sostituendola, l’offerta dello spettacolo dal vivo. Con Enrico Moccia abbiamo parlato ampiamente di come far crescere questa esperienza fatta anche in futuro e devo dire che siamo d’accordo su molte cose.

In attesa di tornare ai live in presenza del pubblico vi ricordiamo che gli streaming sono online sul canale YouTube del Tube Recording Studio.